venerdì 30 novembre 2007




IL DIGITAL DIVIDE
Risulta difficile definire in modo appropriato il digital divide; in prima approssimazione si puo'
dire che rappresenta la frattura tra il mondo che utilizza come strumenti le nuove tecnologie
(internet, telecomunicazioni e informatiche in genere) e invece chi non ha accesso a tutto
questo. Digital Divide tra il mondo ricco e mondo povero, ma anche all'interno dello stesso
mondo ricco tra persone che hanno e non hanno strumenti per accedere alle tecnologie o alle
conoscenze per utilizzarle in maniera critica. Le tecnologie in questa dscussione non dovrebbero essere intese come panacea di tutti i mali ma vanno invece comprese come una opportunita' i sviluppo, se introdotte ed utilizzate in maniera appropriata, non dimenticando che oltre alle iide tecnologico esistono tante e forse piu’ drammatiche forme di divide: acqua, elettricita’, cbo, case, medicine. Negli ultimi due anni si sta parlando moltissimo di digital divide,
testimonianza sono le iniziative delle agenzie internazionali: per la World Bank, Nazioni Unite e molte altre ancora.
Anche nell’ambito delle organizzazioni non governative e delle fondazioni si e’ avuta una grande attenzione per queste tematiche, rivista online di
volontariato ha una sezione dedicata al Digital Divide.


N.B:
La definizione digital divide racchiude in sé
complesse problematiche che coinvolgono tutti gli aspetti della vita di una
comunità: economici, culturali, sociali.


NEI PAESI POVERI
I paesi avanzati stanno basando sempre di più i loro sistemi produttivi, amministrativi e comunicativi sulle nuove tecnologie digitali. Per noi l’introduzione e la diffusione delle ICT stanno profondamente mutando anche i rapporti sociali. Data la portata di questa trasformazione, si parla di una vera e propria “rivoluzione digitale”, i cui effetti, positivi e negativi, sono oggetto di discussione teorica e politica.
Le possibilità offerte dalle ICT (Information Communication Technology) anche nei paesi cosiddetti emergenti sono molteplici e di grande efficacia per cui l’utilità e l’importanza delle ICT in tutti paesi, siano essi più o meno sviluppati, è innegabile.
Il problema si pone quando consideriamo il crescente divario fra Nord e Sud dal punto di vista degli accessi fondamentali quali la salute, l’istruzione, un tenore di vita dignitoso, la democrazia e i diritti umani. Questi accessi condizionano a loro volta l'accesso alle nuove tecnologie, allo stesso modo in cui l'esclusione e l'emarginazione sociale, l'esclusione dai processi decisionali e democratici, condizionano e vengono aggravati dalla esclusione dall'utilizzo delle nuove tecnologie. In questo scenario si rendono necessarie politiche di inclusione digitale, politiche che sono già state attuate nel corso degli anni '90 nei paesi ricchi, allo scopo di colmare il loro divario digitale interno. Queste politiche, come ad esempio quelle dell'amministrazione Clinton in America, hanno provvisto scuole, biblioteche e altri enti pubblici, di computer e connessione a Internet e hanno proposto dei corsi gratuiti per le minoranze, come quelle ispanoam maggiormente svantaggiate nell'accesso alle ICT.
Attualmente si sta cercando di adattare queste politiche a livello internazionale e inserirle quindi in un contesto di cooperazione allo sviluppo, adeguandole a contesti spesso ben diversi da quello nordamericano.
Le ICT offrono grandi possibilità per lo sviluppo, ma la loro adozione deve essere aiutata con politiche scrupolose e mirate, pena un ulteriore aggravamento del divario (non solo digitale) fra Nord e Sud.





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