venerdì 14 dicembre 2007

Aspetti sociali del bullismo.

L'atteggiamento del bullo nei confronti del più debole o dei più deboli ha cause che spesso risiedono nell'invidia nei confronti delle vittime, invidia alimentata da un forte complesso adleriano d'inferiorità. Uno studente brillante, o con una famiglia molto agiata, è vittima del bullo che dimostra la sua superiorità nell'evidenziare i difetti fisici e/o caratteriali della vittima e renderla quindi inferiore, il tutto a vantaggio di una presunta, sconcertante ed irreale gratificazione. Principali vittime del bullismo sono, secondo gli studi più tradizionali che incentrano l'attenzione sulle caratteristiche individuali, gli studenti di grossa corporatura e/o con i tipici tratti facciali da secchione (occhiali, pettinatura ordinata, abiti sobri), subito riconoscibili, o dal linguaggio molto educato e povero delle naturali inflessioni dialettali.

Studi più recenti, sia in Italia che in particolare in Giappone (cfr. Ijime), ne sottolineano il carattere di comportamento di gruppo; il processo di designazione della vittima dipende dalle caratteristiche del gruppo e dai suoi processi, tipici dell'età evolutiva, di costruzione dell' identità e dall'assetto di potere del gruppo. Sarebbe più opportuno allora parlare di bullismi. Si può parlare di bullismo persecutorio quando la designazione è esterna al gruppo: in questo caso è in gioco la leadership del gruppo (della banda) e la designazione della vittima è più o meno casuale. Si può parlare di un bullismo di inclusione (cfr. nonnismo) quando le vittime sono i piccoli che devono sottoporsi a persecuzioni perlopiù ritualizzate per essere ammesse nel gruppo. Si può infine parlare di un bullismo di esclusione (cfr ostracismo) laddove la vittima è interna al gruppo (in genere la classe scolastica) e viene umiliata e perseguitata in quanto considerata estranea alla cultura e al modello identitario prevalente nel gruppo. Il bullismo può essere sia "diretto" che "indiretto". Il bullismo diretto consiste nel picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere, dare pizzicotti, appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli, minacciare, insultare, offendere, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti sugli altri o rovinarli. Il bullismo di tipo indiretto invece si gioca più sul piano psicologico, meno visibile e più difficile da individuare, ma non è meno dannoso per la vittima di "turno". Esempi di bullismo indiretto sono: l'esclusione dal gruppo dei coetanei, l'isolamento, l'uso di smorfie e gesti volgari, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia. A differenza di quanto si pensi, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia maschi che femmine, ma nei due sessi si esprime in due modi differenti. I maschi mettono in atto soprattutto prepotenze di tipo diretto, come aggressioni fisiche e verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono prevalentemente ad altre femmine. Dalle notizie di stampa sembrerebbe, poi, che ci siano delle età a rischio di bullismo, poiché i soggetti coinvolti sono spesso o bambini tra gli 7-10 anni o ragazzi tra i 14-17 anni. Il bullismo, a differenza del vandalismo e del teppismo, si presenta come una forma di violenza antitetica a quelle rivolte contro le istituzioni e i loro simboli (docenti o strutture scolastiche): queste ultime sarebbero estroverse, dove il bullismo è invece introverso, una sorta di cannibalismo psicologico interno al gruppo dei pari. Inoltre è da sottolineare come quasi sempre, in particolare nei casi di ostracismo, l'intera classe tenda ad essere coinvolta nel bullismo, attivo o passivo, rivolto verso le vittime del gruppo, tramite meccanismi di consenso, più o meno consapevole, non solo nel timore di diventare nuove vittime dei bulli, o per mettersi in evidenza nei loro confronti, ma perché questi spesso riescono ad esprimere sia pur in negativo, attraverso la designazione della vittima quale capro espiatorio, la cultura identitaria del gruppo.








Prima indagine in Italia sul ''bullismo'' alle superiori. Un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica.


Il 33% è una vittima ricorre a: Parolacce, offese e "prese in giro", ma anche minacce, botte e danni alle proprie cose. Sono queste gli atti di bullismo che i ragazzi hanno denunciato più frequentemente nell’ambito della ricerca dedicata al fenomeno, realizzata dall’associazione Villa Sant’Ignazio per conto della Provincia di Trento, i cui risultati vengono presentati oggi.


Più del 50% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di episodi di bullismo, risultati più numerosi nella fascia d'età dei 14 anni, e di questi il 33% sono vittime ricorrenti. Circa il 24% infatti è stato vittima di un qualche episodio di prepotenza nei 6 giorni precedenti l’intervista. Di questi, l’11,6% ha dichiarato di aver subito tali episodi qualche volta, mentre l’1,7% tutti i giorni. Il gruppo più numeroso che ha subito prepotenze è quello dei più giovani, sotto i 14 anni.
Dai risultati dell’indagine emerge che le prepotenze di natura verbale prevalgano nettamente rispetto a quelle di tipo fisico: il 42% dei ragazzi afferma di essere stato preso in giro; il 30% circa ha subito delle offese mentre il 23,4% dei soggetti ha segnalato di aver subito calunnie; per quanto riguarda le violenze di tipo psicologico, il 3,4% denuncia l’isolamento di cui è stato oggetto, l’11% circa, infine, dichiara di essere stato minacciato. Le prepotenze di natura fisica risultano essere più frequenti tra i ragazzi, mentre tra le ragazze e tra i più giovani prevalgono gli episodi di tipo verbale. Il 22,1% dei ragazzi sotto i 14 anni contro il 16% e il 14% rispettivamente dei ragazzi di 15-16 anni e con oltre 16 anni dichiara di aver “subito colpi”.





All’interno della scuola gli episodi di violenza e sopraffazione avvengono soprattutto in aula (27%) e a seguire, nei corridoi (14%) o nel cortile (16%). Inoltre il 20% del campione denuncia di esserne stato vittima al di fuori delle zone scolastiche (strada, piazza 32.5%, in corriera 22.9% e al bar 22.1%). Il bullo infatti si trova nella maggior parte dei casi nella stessa classe della sua “vittima” (30,8%) oppure è un suo coetaneo (12,2%), ma è frequente (21,4%) che il prepotente non si trovi all’interno della stessa scuola.

La prepotenze subite da soggetti della stessa scuola sono più diffuse tra i maschi mentre sono più numerose le ragazze che dichiarano di aver subito prepotenze da soggetti non appartenenti alla stessa scuola.L’episodio di prepotenza non sembra suscitare tra i presenti reazioni di difesa della vittima. Solo il 15% circa degli intervistati afferma che gli altri compagni cercano “spesso” o “sempre” di porre fine alle prepotenze mentre il 15,2% afferma che ciò accade raramente e il 28,3% qualche volta. Nella maggioranza dei casi si subisce in silenzio, sia all’interno della scuola che all’interno della famiglia. Il 28,1% delle vittime dunque non ha la possibilità o non vuole far partecipe nessuno delle violenze subite, elaborando da sola strategie per sottrarsi al ripetersi di tali esperienze e alle loro eventuali conseguenze.






All’interno della scuola, nel momento in cui gli episodi di prepotenza sono denunciati, la reazione più frequente è quella di far cessare la violenza (21,4%) e di chiedere spiegazioni ai soggetti coinvolti. Nel 13% dei casi, tuttavia, viene segnalata un’inspiegabile indifferenza o trascuratezza. Anche all’interno della famiglia si ritrova un analogo atteggiamento: nel 14,9% dei casi si preferisce non dare peso a quanto accaduto, oppure si consiglia di reagire alla stessa maniera (38,4%).

iL BULLISMO(brutti paola)

IL BULLISMO

Con bullismo si indica un fenomeno sociale tipico delle classi scolastiche, in cui uno o più adolescenti perseguitano con intenzionalità, con diverse pratiche, un ragazzo più debole. Il bullismo, per essere definito tale, deve presentare le seguenti caratteristiche: le prepotenze devono essere sistematiche ed intenzionali e solitamente è presente una asimmetria fra bullo e vittima . Gli studi sul fenomeno si concentrano quasi esclusivamente sull'ambiente scolastico. Oggi questo termine viene riferito anche al vandalismo. L'atteggiamento del bullo nei confronti del più debole o dei più deboli ha cause che spesso risiedono nell'invidia nei confronti delle vittime, invidia. Uno studente brillante, o con una famiglia molto agiata, è vittima del bullo che dimostra la sua superiorità nell'evidenziare i difetti fisici e/o caratteriali della vittima e renderla quindi inferiore. Principali vittime del bullismo sono, secondo gli studi più tradizionali che incentrano l'attenzione sulle caratteristiche individuali, gli studenti di grossa corporatura e/o con i tipici tratti facciali da secchione (occhiali, pettinatura ordinata, abiti sobri), subito riconoscibili, o dal linguaggio molto educato e povero delle naturali inflessioni dialettali.
http://video.google.it/videoplay?docid=-3598121924904402241

brutti paola digital divide

Digital divide, è il termine tecnico utilizzato in riferimento alle disuguaglianze nell’accesso e nell’utilizzo delle tecnologie della cosiddetta “società dell’informazione”.
Esso cominciò ad essere utilizzato dalle amministrazioni americane per indicare la non omogenea fruizione dei servizi telematici tra la popolazione statunitense.
Il problema del Digital divide è presente anche all’interno degli stati più sviluppati. Sicuramente però i suoi effetti sono ancor più gravi all’interno dei paesi arretrati: l’impossibilità d’avvicinarsi alla tecnologia oggi chiude infatti qualsiasi possibilità di recupero economico di questi paesi.
Le Nazioni Unite si sono mobilitate per il raggiungimento di un obiettivo fondamentale: permettere che l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione diventi un servizio a disposizione di tutta l’umanità.
Ma la stessa povertà di questi paesi non permette alla popolazione di acquisire un’alfabetizzazione né di base né tantomeno di tipo informatico: si viene a creare un circolo vizioso che porta paesi del terzo mondo ad aumento dell'analfabetismo, alla scarsa conoscenza informatica, ad un costo elevato dell'hardware, alla mancanza di infrastrutture di comunicazione e di contenuti in lingue dei paesi arretrati.
PROGETTO PIANO EUROPEO
Le linee d’azione previste nel Piano europeo sono finalizzate al raggiungimento di tre obiettivi prioritari:
- realizzare un accesso più economico, rapido e sicuro a Internet;
-investire nelle risorse umane e nella formazione, favorendo la partecipazione di tutti all’economia basata sulla conoscenza;
-promuovere l’utilizzo di Internet, anche nella pubblica amministrazione e nei servizi, accelerando l’e-commerce e sviluppando contenuti digitali per le reti globali.
-In Francia sono stati realizzati oltre 7000punti di accesso gratuito a internet.
PIANO ITALIANO
Il Piano del governo italiano, finanziato con il 10 per cento delle entrate ottenute con la gara Umts, considera la transizione verso la Società dell’informazione come priorità strategica; parte dal presupposto che le tendenze allo sviluppo e all’adozione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) sono largamente spontanee e decentrato. Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche 1997-2000 ha interessato moltissime scuole di ogni ordine e grado, ottenendo importanti risultati. Tre gli obiettivi:

-promuovere fra gli studenti la padronanza della multimedialità;
- accrescere l’efficacia dei processi di insegnamento-apprendimento e la stessa organizzazione della didattica;
- migliorare la professionalità degli insegnanti.
Per sviluppare politiche di sostegno alle scuole il ministero ha attivato un insieme di risorse, avviando una politica di accordi con le imprese private, che presenteranno alle scuole consulenza tecnologica, servizi e azioni di stimolo (premi, concorsi ecc.).
Verona
Attraverso il supporto di Intesys il Comune di Verona ha gestito un progetto innovativo volto a consentire l'utilizzo di strumenti informatici anche ad anziani, quindi ad una generazione che non ha avuto l'opportunità di apprenderne il "funzionamento" e quindi a imparare che cos'è Internet e i suoi strumenti.
Il Comune di Verona affronta la tematica del Digital Divide, con una serie di iniziative che hanno per obiettivo l’alfabetizzazione informatica. Il primo percorso didattico sarà rivolto agli ultrasessantenni e, oltre ad un corso che fornisce le conoscenze informatiche di base, prevede la realizzazione di una piattaforma di eLearning, progettata da Intesys, per l’approfondimento individuale di quanto appreso in aula.
http://it.wikipedia.org/wiki/Digital_divide
http://www.intesys.it/Digital-Divide/?id_menu=4&ti=4

IL BULLISMO







DEFINIZIONE: Diciamo che un ragazzo subisce delle prepotenze quando un altro ragazzo, o un gruppo di ragazzi, gli dicono cose cattive e spiacevoli, sempre prepotenza quando un ragazzo riceve colpi, pugni, calci e minacce, quando viene rinchiuso in una stanza, riceve bigliettini con offese e parolacce, quando nessuno gli rivolge mai la parola e altre cose di questo genere. Questi fatti capitano spesso e chi subisce non riesce a difendersi. Si tratta sempre di prepotenze quando un ragazzo viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenze quando due ragazzi, all’incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta.






TRE TIPI DI VIOLENZE:






  1. aggressioni fisiche: calci, pugni, sottrazione di beni




  2. aggressioni verbali: minacce, offese, insulti, prese in giro




  3. violenze psicologiche: esclusione, isolamento, diffusione di calunnie



Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo con caratteristiche peculiari e distintive, sulle quali c’è un vasto consenso a livello internazionale (Olweus, 1996). Il bullismo è caratterizzato da tre fattori che permettono di discriminare tale fenomeno da altre forme di comportamento aggressivo e dalle prepotenze. Questi fattori sono:







  • l’intenzionalità: il comportamento aggressivo viene messo in atto volontariamente e consapevolmente;




  • la sistematicità: il comportamento aggressivo viene messo in atto più volte e si ripete quindi nel tempo




  • l’asimmetria di potere: tra le parti coinvolte (il bullo e la vittima) c’è una differenza di potere, dovuta alla forza fisica, all’età o alla numerosità quando le aggressioni sono di gruppo;
    la vittima, in ogni caso, ha difficoltà a difendersi e sperimenta un forte senso di impotenza




Bullismo


BULLISMO : questo è il termine di nuova generazione per indicare atti di violenza a scuola generalmente nel periodo adolescenziale e pre - adolescenziale. Sono molti i fatti di cronaca dove i ragazzi violenti che compiono atti di questo tipo trovano risposta da parte delle autorità competenti che, prontamente, prendono posizione contro i malfattori; ma, purtroppo, sono tantissime anche le situazioni di bullismo ( mobbing a scuola ) dove la vittima di violenza e la sua famiglia non trovano il coraggio di denunciare. Bisogna sempre tenere presente che più sono le sentenze di bullismo ,più sarà possibile avvicinarci ad un riconoscimento giuridico della violenza tra ragazzi in particolari ambienti e modalità. Bisogna denunciare per arrivare ad un riconoscimento di questo tipo. Bisogna evitare che il bullismo manifestato a scuola ( come in altri ambienti ) sia fonte di seri danni per altre persone, vittime innocenti di quello che è oramai una vera e propria calamità sociale! Troppe sono le vittime e troppo è il silenzio… scuole e violenza sono termini che non devono andare affiancati: inevitabile, per le vittime e non solo, sarebbe aggiungere a questo terribile binomio la parola “paura” !
Studi più recenti, sia in Italia che in particolare in Giappone (cfr. Ijime), ne sottolineano il carattere di comportamento di gruppo; il processo di designazione della vittima dipende dalle caratteristiche del gruppo e dai suoi processi, tipici dell'età evolutiva, di costruzione dell' identità e dall'assetto di potere del gruppo. Sarebbe più opportuno allora parlare di bullismi.
IL BULLISMO

Il bullismo è una delle grandi piaghe della nostra società, sempre più diffuso tra i giovanissimi e anche tra i bambini della scuola elementare.Questo fenomeno manifesta difficoltà socio-relazionali sia dei "bulli" che cercano di prevalere sugli altri con la violenza fisica o verbale, umiliando e insultando i più deboli ma anche delle "vittime" che per paura sono costretti a subire, emarginandosi sempre di più.
La causa che contribuisce a determinare questo fenomeno è da ricercarsi non solo nella personalità dei giovani bulli, ma anche nei modelli familiari a cui si ispirano, negli stereotipi imposti dai massa media, nella società di oggi troppo disattenta alle relazioni sociali. Oggi si nota che da un lato i giovani sono sempre più arrabbiati, autonomi, spesso aggressivi; dall'altro sono però emozionalmente fragili, bisognosi di protezione.
Il bullismo è da combattere radicalmente per poter crescere in armonia con se stessi e con gli altri, rinforzando la stima che ognuno di noi deve avere non solo verso se stesso ma anche verso chi ci sta accanto affinché la cultura e le abitudini "collaborative" prendano il sopravvento sulla cultura della sopraffazione, della prepotenza e della violenza. Solo se si riuscirà a superare questo tanto diffuso bullismo si potrà sperare in una società migliore in cui prevalga la tolleranza verso la diversità.
UNA BREVE DEFINIZIONE

BULLISMO ( mobbing in età evolutiva ) : questo è il termine di nuova generazione per indicare atti di violenza a scuola generalmente nel periodo adolescenziale e pre - adolescenziale. Sono molti i fatti di cronaca dove i ragazzi violenti che compiono atti di questo tipo trovano risposta da parte delle autorità competenti che, prontamente, prendono posizione contro i malfattori; ma, purtroppo, sono tantissime anche le situazioni di bullismo ( mobbing a scuola ) dove la vittima di violenza e la sua famiglia non trovano il coraggio di denunciare.

I primi studi sul bullismo si hanno nei paesi dell'area scandinava, a partire dall'inizio degli anni '70, e, poco dopo, anche nei paesi anglosassoni, in particolare Gran Bretagna e Australia. Con la seconda metà degli anni '90, ricerche analoghe sono condotte anche in Italia. Da segnalare il caso del Giappone con gli studi sull'Ijime che si sviluppano verso un modello di analisi orientato alla psicologia di gruppo.

IL BULLISMO

Con bullismo si indica un fenomeno sociale tipico delle classi scolastiche, in cui uno o più adolescenti perseguitano sistematicamente e con intenzionalità, con diverse pratiche, un ragazzo più debole. Il bullismo, per essere definito tale, deve presentare le seguenti caratteristiche: le prepotenze devono essere sistematiche ed intenzionali e solitamente è presente una asimmetria fra bullo e vittima . Gli studi sul fenomeno si concentrano quasi esclusivamente sull'ambiente scolastico. Attualmente, da parte dei mass-media, il termine viene anche usato in maniera più ampia e generica, per riferirsi al teppismo e al vandalismo da parte degli studenti.
In scandinavia , dove hanno avuto inizio le primissime ricerche sul fenomeno, si usa il termine mobbing (o mobbning). Tuttavia, sia nel mondo anglosassone che in Italia, con mobbing ci si riferisce unicamente ai fenomeni di prevaricazione interni all'ambiente di lavoro. Il mobbing sarebbe dunque il bullismo che avviene tra gli adulti, e il bullismo, il mobbing che avviene tra i minori. Entrambi i fenomeni, inoltre, presentano caratteristiche analoghe, di solito in forme meno esasperate.
L'atteggiamento del bullo nei confronti del più debole o dei più deboli ha cause che spesso risiedono nell'invidia nei confronti delle vittime, invidia alimentata da un forte complesso di aldleriano di inferiorità. Uno studente brillante, o con una famiglia molto agiata, è vittima del bullo che dimostra la sua superiorità nell'evidenziare i difetti fisici e/o caratteriali della vittima e renderla quindi inferiore, il tutto a vantaggio di una presunta, sconcertante ed irreale gratificazione. Principali vittime del bullismo sono, secondo gli studi più tradizionali che incentrano l'attenzione sulle caratteristiche individuali, gli studenti di grossa corporatura e/o con i tipici tratti facciali da secchione (occhiali, pettinatura ordinata, abiti sobri), subito riconoscibili, o dal linguaggio molto educato e povero delle naturali inflessioni dialettali.
Studi più recenti, sia in Italia che in particolare in Giappone ne sottolineano il carattere di comportamento di gruppo; il processo di designazione della vittima dipende dalle caratteristiche del gruppo e dai suoi processi, tipici dell'età evolutiva, di costruzione dell’ identità e dall'assetto di potere del gruppo. Sarebbe più opportuno allora parlare di bullismi. Si può parlare di bullismo persecutorio quando la designazione è esterna al gruppo: in questo caso è in gioco il gruppo (la banda) e la designazione della vittima è più o meno casuale. Si può parlare di un bullismo di inclusione quando le vittime sono i piccoli che devono sottoporsi a persecuzioni perlopiù ritualizzate per essere ammesse nel gruppo. Si può infine parlare di un bullismo di esclusione laddove la vittima è interna al gruppo (in genere la classe scolastica) e viene umiliata e perseguitata in quanto considerata estranea alla cultura e al modello identitario prevalente nel gruppo. Il bullismo può essere sia "diretto" che "indiretto". Il bullismo diretto consiste nel picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere, dare pizzicotti, appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli, minacciare, insultare, offendere, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti sugli altri o rovinarli. Il bullismo di tipo indiretto invece si gioca più sul piano psicologico, meno visibile e più difficile da individuare, ma non è meno dannoso per la vittima di "turno". Esempi di bullismo indiretto sono: l'esclusione dal gruppo dei coetanei, l'isolamento, l'uso di smorfie e gesti volgari, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima, il danneggiamento dei rapporti di amicizia. A differenza di quanto si pensi, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia maschi che femmine, ma nei due sessi si esprime in due modi differenti. I maschi mettono in atto soprattutto prepotenze di tipo diretto, come aggressioni fisiche e verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono prevalentemente ad altre femmine.

fonte: wikipedia
IL BULLISMO

Quasi otto ragazzi delle scuole medie su dieci hanno conosciuto da vicino atti di bullismo, o perché ne sono stati vittima, o perché lo hanno subito i loro amici. E se in teoria il 75% dei giovani dichiara che è giusto che la vittima di questi maltrattamenti cerchi aiuto in un genitore o comunque in una persona adulta, all'atto pratico il 53% afferma che se accadesse a lui si difenderebbe da solo.


Un esempio: Durante la ricreazione, Alessandro, un alunno di seconda media, si avvicina a Luca e mentre con una mano gli torce il braccio dietro la schiena, con l’altra gli punta un coltellino sotto la gola costringendolo a ripetere davanti a un gruppo di compagni: ”Sono il tuo schiavo e tu sei il mio padrone”. Non siamo in una scuola del Bronx , ma in una scuola media del Veneto.


Da diverso tempo anche in Italia il fenomeno del bullismo viene riconosciuto come uno spiacevole aspetto della vita scolastica.

L'atteggiamento del bullo nei confronti del più debole o dei più deboli ha cause che spesso risiedono nell' invidia nei confronti delle vittime.
E' opportuno però fare una chiarificazione terminologica: bullismo è la traduzione letterale della parola inglese "bulling" che ha un significato un po' diverso rispetto all'accezione italiana. Tradizionalmente, nel nostro Paese viene considerato "bullo" un individuo dotato di molto esibizionismo, piuttosto sbruffone, che ama fare il gradasso e che spesso tende a prevaricare, senza mai però raggiungere quelle caratteristiche di cattiveria e di sadismo che invece sono tipici del fenomeno del bullismo così come viene spesso osservato in ambito scolastico.
E’ quindi da considerare impropria la traduzione del termine “bulling” con bullismo, anche se ormai tale errata traduzione è ampiamente diffusa nel nostro Paese.

fonti:





Il Bullismo….
Uno dei problemi sociali che da tempo affligge la gioventù è il bullismo, tipico comportamento di persone che fanno o dicono cose con lo scopo di dominare gli altri, presumendo la propria superiorità. Questa piaga sociale si manifesta tra i giovani nelle scuole e fuori dalle scuole e nei luoghi di normale ritrovo. Le vittime di questa violenza e prepotenza, sono i più deboli, quelli di età inferiore oppure quelli di sesso opposto che non riescono ad opporsi ai prepotenti e molto spesso non li vediamo passeggiare per strada perché magari temono di incontrare un branco di bulli. Il bullismo viene definito in due modi : diretto e indiretto. Il bullismo diretto comprende gli attacchi fisici (pugni, calci, prendere in possesso o rovinare le cose di proprietà della vittima) e gli attacchi verbali (deridere, insultare, prendere in giro la vittima); quello indiretto,invece, consiste nel divulgare storie offensive su una persona, per escluderla da un gruppo e per favorirne l’isolamento. Tra i ragazzi si rivela maggiormente un bullismo diretto, mentre, tra le ragazze vi è un bullismo indiretto, in quanto la vittima viene “sparlata” alle spalle, raramente accade che tra ragazze si ricorra alle mani e quindi al bullismo diretto. La vittima comincia a dare i primi segni con uno stato di ansia e insicurezza. Un fattore che favorisce notevolmente la permanenza del bullismo è l’omertà, che è presente anche nella mafia, poiché la stessa vittima, avendo il timore di eventuali aggressioni per la vendetta del bullo, non riesce a discutere dei suoi problemi per ricevere dei supporti. Per ridurre questo fenomeno, ad agire deve essere, in prima persona, la scuola, perché è lì che si manifesta ed è lì che si può meglio controllare. Quindi bisognerebbe migliorare il rapporto alunno-professore in modo che gli insegnanti possano aiutare i propri alunni al fine di superare queste difficoltà . Il bullismo è un fenomeno che deve essere fermato per salvaguardare i diritti delle vittime e gli stessi bulli, affinché questi possano avere un futuro migliore e la società non vada incontro alla delinquenza e ad altri problemi come ad esempio la mafia. Purtroppo, molti sono stati i casi di suicidio in Italia di persone che, essendo stanche di soffrire psicologicamente isolati dalla società che li circonda, decidono di mettere fine alla propria vita. Tutti dobbiamo tentare e riuscire ad eliminare il bullismo in tutti i modi possibili aiutando i deboli, e convincendo i bulli a cambiare i loro atteggiamenti di prepotenza, solo così potremmo vivere in un mondo migliore, più sereno.
IL BULLISMO È: un’azione che mira, deliberatamente, a ferire: spesso è persistente e dura nel tempo. Per coloro che ne sono vittime è difficile difendersi.
Alla base di tali comportamenti sopraffattori vi è un abuso di potere e un desiderio di prevaricare.
- quando sei costretto a subire piccoli furti, minacce e prepotenze da parte di uno o più compagni che ti dicono e fanno cose spiacevoli;
- quando vieni sempre escluso dal gruppo;
- quando ti considerano un debole e ripetutamente se la prendono con te;
Se uno fa il BULLO CON TE … racconta quanto è successo ad una persona di cui ti fidi
Se uno fa il BULLO CON QUALCUN ALTRO … invita anche i tuoi amici a non sostenerlo
e chiedi aiuto ad un adulto se la situazione peggiora
Il BULLISMO ... parlarne è la tua forza!
CARATTERISTICHE
INTENZIONALITÀ:
comportamento aggressivo volontario e intenzionale;
SISTEMATICITÀ: comportamento realizzato più volte e ripetuto nel tempo;
L’ASIMMETRIA DI POTERE: tra il bullo e vittima c’è differenza di potere, determinata dalla forza fisica, dall’età o dal numero quando si verifica il fenomeno in gruppo. La vittima, in ogni caso, non riesce a difendersi adeguatamente e prova un senso di impotenza.
COSA SI RISCHIA CON IL BULLISMO
Si rischia di essere denunciati all’autorità giudiziaria, in relazione a una serie di reati scaturiti da azioni poste in essere nei confronti della vittima che, più comunemente, sono individuati in tipologie di reato in danno di persone:
QUANDO QUALCUNO FA “IL BULLO” CON TE, COSA PUOI FARE ?
Per prima cosa racconta quello che ti è successo a una persona della quale ti fido;
Ne parli ai genitori, agli insegnanti. Non devi tenere la cosa segreta; parlarne è il primo passo per cercare di risolvere il problema, non vuol dire che sei debole;
Cerchi di stare in compagnia di amici che possono aiutarti veramente;
Cerchi di non dare soddisfazione al bullo, non ti fai notare turbato o preoccupato dal suo atteggiamento: così ne riduci la sua dimensione;
Cerchi di dire sempre quello che ritieni giusto e quello che provi, anche se spesso non è semplice.
fonti:

I nostri soldi .. ben spesi!

La Direttiva 60/2000 dell’Unione Europea recita: “..l’acqua non è un prodotto commerciale, bensì un patrimonio che va protetto“.

L’incultura dell’acqua in Italia, porta a consumare 170 litri di acqua imbottigliata per abitante all’anno, contro una media europea di 85 ed una mondiale di 15, equivalenti a 5 miliardi di contenitori plastici che si trasformano in 100.000 tonnellate/anno di rifiuto urbano.

L’acqua imbottigliata, assoggettata a regimi di controlli spesso lacunosi, ha un costo tra 30 e 50 centesimi, cui si sommano i costi di smaltimento del contenitore, mentre 1.000 litri di acqua da acquedotto, più controllata sul piano chimico-batteriologico, non costano più di 1 euro.

Gli italiani dichiarano che alla base di questo paradosso c’è la convinzione che l’acqua imbottigliata sia più sicura ( 51% ), più “buona” (35%), meno “dura” (14% ).

L’acqua non è una merce.”
Ripetetelo allo specchio ogni mattina: vi darà consapevolezza.
I numeri parlano e ci sussurrano dati che non vogliamo ascoltare.
Un miliardo di persone non ha acqua potabile.
Un milione e ottocentomila bambini muoiono ogni anno per malattie causate dall’acqua inquinata.
Dove va l’acqua? Una tazza di caffè richiede 140 litri di acqua, un paio di jeans 11.000 litri, un’automobile 400.000 litri.
E solo il 3% dell’acqua del pianeta è potabile.

In Italia l’acqua è una risorsa finanziaria e, quindi, viene privatizzata.
Un bene primario si è trasformato in azioni, in asset, in profitto.
L’acqua deve restare in mani pubbliche, le nostre mani.

Il caso di Cesano Boscone: