venerdì 30 novembre 2007

VENTURINI DAVIDE DIGITAL DIVIDE


IN ITALIA
Secondo molti studiosi, in Italia il Digital divide si manifesta nell'esclusione di milioni di cittadini dal collegamento veloce ad Internet garantito dalla tecnologia DSL, chiamato anche banda larga.

BANDA LARGA

La banda larga, definita alla luce della tecnologia attuale a partire da un valore soglia di 1.2 megabit/sec. non è contemplata né dalla legislazione italiana né da quella europea come obbligo di servizio universale.

La copertura del territorio italiano con accessi a Internet a velocità superiori a 1 megabit/sec. resta al di sotto della media europea (95% di Regno Unito, oltre il 90% in Francia) e di Stati con un territorio più vasto dell'Italia e una più bassa densità abitativa e quindi più piccoli centri da coprire.

In Francia e Regno Unito tale livello di copertura è in buona parte dovuto all'utilizzo diffuso di tecnologie wireless, o di altre quali Reach Extended ADSL2, liberalizzate da alcuni anni, per servire territori rurali in cui la centrale sarebbe troppo distante da molte abitazioni per poter offrire un servizio DSL.

Anche in Italia con i link via wireless sarebbe possibile una copertura totale del territorio, con l'onere di installare un DSLAM in ognuna delle 10800 centrali telefoniche italiane.

A detta di molti operatori nel settore delle telecomunicazioni, la banda larga è un fattore d'importanza strategica per la ripresa di competitività delle imprese italiane, quanto la creazione di una rete di trasporti autostradale e ferroviaria più efficiente. È importante in questo senso l'integrazione fra informatica e logistica, per favorire la circolazione di idee e di merci.

La banda larga è anche una necessità del mondo dell'università e della ricerca scientifica che lavorano su una grande mole di dati e utilizzano la rete come strumento da cui attingere potenza di calcolo.

SOLUZIONI AL DIGITAL DEVIDE

La recente disponibilità della tecnologia Wimax potrebbe contribuire a risolvere il Digital divide italiano: entro la fine del 2007 sarà avviata la Gara pubblica per l'assegnazione delle frequenze per il WiMAX.



IL DIGITAL DIVIDE
Risulta difficile definire in modo appropriato il digital divide; in prima approssimazione si puo'
dire che rappresenta la frattura tra il mondo che utilizza come strumenti le nuove tecnologie
(internet, telecomunicazioni e informatiche in genere) e invece chi non ha accesso a tutto
questo. Digital Divide tra il mondo ricco e mondo povero, ma anche all'interno dello stesso
mondo ricco tra persone che hanno e non hanno strumenti per accedere alle tecnologie o alle
conoscenze per utilizzarle in maniera critica. Le tecnologie in questa dscussione non dovrebbero essere intese come panacea di tutti i mali ma vanno invece comprese come una opportunita' i sviluppo, se introdotte ed utilizzate in maniera appropriata, non dimenticando che oltre alle iide tecnologico esistono tante e forse piu’ drammatiche forme di divide: acqua, elettricita’, cbo, case, medicine. Negli ultimi due anni si sta parlando moltissimo di digital divide,
testimonianza sono le iniziative delle agenzie internazionali: per la World Bank, Nazioni Unite e molte altre ancora.
Anche nell’ambito delle organizzazioni non governative e delle fondazioni si e’ avuta una grande attenzione per queste tematiche, rivista online di
volontariato ha una sezione dedicata al Digital Divide.


N.B:
La definizione digital divide racchiude in sé
complesse problematiche che coinvolgono tutti gli aspetti della vita di una
comunità: economici, culturali, sociali.


NEI PAESI POVERI
I paesi avanzati stanno basando sempre di più i loro sistemi produttivi, amministrativi e comunicativi sulle nuove tecnologie digitali. Per noi l’introduzione e la diffusione delle ICT stanno profondamente mutando anche i rapporti sociali. Data la portata di questa trasformazione, si parla di una vera e propria “rivoluzione digitale”, i cui effetti, positivi e negativi, sono oggetto di discussione teorica e politica.
Le possibilità offerte dalle ICT (Information Communication Technology) anche nei paesi cosiddetti emergenti sono molteplici e di grande efficacia per cui l’utilità e l’importanza delle ICT in tutti paesi, siano essi più o meno sviluppati, è innegabile.
Il problema si pone quando consideriamo il crescente divario fra Nord e Sud dal punto di vista degli accessi fondamentali quali la salute, l’istruzione, un tenore di vita dignitoso, la democrazia e i diritti umani. Questi accessi condizionano a loro volta l'accesso alle nuove tecnologie, allo stesso modo in cui l'esclusione e l'emarginazione sociale, l'esclusione dai processi decisionali e democratici, condizionano e vengono aggravati dalla esclusione dall'utilizzo delle nuove tecnologie. In questo scenario si rendono necessarie politiche di inclusione digitale, politiche che sono già state attuate nel corso degli anni '90 nei paesi ricchi, allo scopo di colmare il loro divario digitale interno. Queste politiche, come ad esempio quelle dell'amministrazione Clinton in America, hanno provvisto scuole, biblioteche e altri enti pubblici, di computer e connessione a Internet e hanno proposto dei corsi gratuiti per le minoranze, come quelle ispanoam maggiormente svantaggiate nell'accesso alle ICT.
Attualmente si sta cercando di adattare queste politiche a livello internazionale e inserirle quindi in un contesto di cooperazione allo sviluppo, adeguandole a contesti spesso ben diversi da quello nordamericano.
Le ICT offrono grandi possibilità per lo sviluppo, ma la loro adozione deve essere aiutata con politiche scrupolose e mirate, pena un ulteriore aggravamento del divario (non solo digitale) fra Nord e Sud.






DIGITAL DIVIDE

Per Digital Divide si intende alla lettera divario, divisione digitale: esso viene inteso come mancanza di accesso e di fruizione alle nuove tecnologie di comunicazione e informatiche. Da qualche anno ormai si parla di questo argomento, che con il passare del tempo riguarda aspetti sempre diversi delle nuove tecnologie e non solo: molti sono gli aspetti anche sociali della questione.

Storicamente, i primi che parlarono di digital divide furono Al Gore e Bill Clinton, quando, all'inizio degli anni novanta, intrapresero una politica di forte sviluppo e potenziamento dell'infrastruttura di internet negli Stati Uniti.
Il concetto di "divario digitale" era riferito alla difficoltà di accesso a internet in determinate zone del paese (difficoltà intesa anche sotto l'aspetto dei costi).

In quegli anni internet esplode come fenomeno di massa e diventa sempre di più un mezzo di lavoro e di business: non essere connessi alla rete (o non avere gli strumenti cognitivi per farlo), significa quindi essere relegati ai margini della società. Nascono così vari progetti per colmare il divario digitale americano nell'amministrazione Clinton.

La tecnologia non dovrebbe servire a creare dei bisogni indotti in questi paesi (computer sempre più potenti, connettività ultraveloce, nuove releasedi programmi dei quali si sfrutta l'1% delle capacità, etc.), ma a farli sentire partecipi e in grado di creare uno sviluppo tecnico più adeguato alle loro reali esigenze. Qui iniziamo a toccare un altro punto importante della questione: le tecnologie ICT rappresentano un "paradigma tecnologico", ovvero un insieme di regole e metodi che determinano un modo di produzione e quindi un modello sociale.

Mai come in questo momento le tecnologie non sono neutre; dal tipo di scelte che vengono fatte si possono decidere i vari tipi di futuri che ci aspettano: sicurezza dei dati, codici dei programmi, sistemi operativi, protocolli applicativi etc etc.
La tecnologia non dovrebbe servire a creare dei bisogni indotti in questi paesi (computer sempre più potenti, connettività ultraveloce, nuove releasedi programmi dei quali si sfrutta l'1% delle capacità, etc.), ma a farli sentire partecipi e in grado di creare uno sviluppo tecnico più adeguato alle loro reali esigenze.
Qui iniziamo a toccare un altro punto importante della questione: le tecnologie ICT rappresentano un "paradigma tecnologico", ovvero un insieme di regole e metodi che determinano un modo di produzione e quindi un modello sociale.

COSA FARE?

L'idea è quella di formare una community in grado di discutere problemi generali relativi a queste problematiche, ma anche di dare indicazioni tecniche e lanciare una serie di progetti specifici su queste tematiche. Sul Pluto è stata aperta una mailing list (alla quale chi vuole iscriversi è il benvenuto), pluto-divide, che cercherà di fare da collettore di tutto ciò. Parlare di tipi di applicazioni, di progetti di alfabetizzazione informatica, prendere contatti con associazioni, ONG, centri di eccellenza nei paesi in via di sviluppo per lavorare insieme su progetti che vedano nel software libero un mezzo di diffusione di tecnologie sostenibili potrebbe essere un inizio. La connettività, ma non solo: l'informatica, le applicazioni, la lingua e tanti altri aspetti legati allo sviluppo tecnologico.

digital divide



digital divide


Viene inteso come mancanza di accesso e di fruizione alle nuove tecnologie di comunicazione. I primi che parlarono di digital divide furono Al Gore e Bill Clinton, quando, all'inizio degli anni novanta, intrapresero una politica di forte sviluppo e potenziamento dell'infrastruttura di internet negli Stati Uniti.

Il concetto di "divario digitale" era riferito alla difficoltà di accesso a internet in determinate zone del paese. In quegli anni internet esplode come fenomeno di massa e diventa sempre di più un mezzo di lavoro e di business: non essere connessi alla rete significa quindi essere relegati ai margini della società. Con il passare del tempo, la "rivoluzione internet" inizia a interessare un po' tutto il mondo industrializzato e queste tematiche cominciano ad essere sentite anche in altri paesi fino a raggiungere anche il sud del pianeta. Il digital divide rischia di incrementare ulteriormente la forbice tra paesi sviluppati e non. Sarebbe sicuramente sbagliato credere che andando ad incidere sul digital divide si possano risolvere i problemi gravi che affliggono queste società.

Le tecnologie ICT rappresentano un "paradigma tecnologico", ovvero un insieme di regole e metodi che determinano un modo di produzione e quindi un modello sociale.
Un paradigma tecnologico non sostenibile può creare molti problemi che - tra l'altro - potrebbero ritornarci indietro amplificati (come ad esempio i problemi ambientali). Nell'ambito dell'informatica e delle nuove tecnologie, il paradigma tecnologico più sostenibile è sicuramente quello legato al free software. Il modello cooperativo a cui fa riferimento, la possibilità di personalizzare per le diverse esigenze i software e la possibilità di partecipare attivamente all'innovazione entrando nel merito delle cose trattate sono alcuni dei suoi punti di forza. Se la strada per affrontare il problema sarà questa, allora non saranno soltanto i paesi in via di sviluppo a trarne benefici diretti, ma anche tutta la comunità a livello mondiale.
Secondo me è una tecnologia molto utile se viene utilizzata anche nei Paesi più poveri.

IL DIGITAL DIVIDE

IL DIGITAL DIVIDE
La diffusione delle tecnologie dell’informazione presuppone da una parte grandi investimenti economici, dall’altra la presenza di infrastrutture e servizi, spesso assenti in molti paesi,. All’interno del Nord, ad essere svantaggiate nell’accesso e nell’utilizzo delle nuove tecnologie sono soprattutto alcune categorie sociali, appartenenti a fasce socialmente deboli; nel Sud, si può disegnare una mappa che vede il continente asiatico in ritardo, ma con una discreta percentuale di diffusione e utilizzo delle tecnologie dell’informazione;
Le maggiori difficoltà per la diffusione della ICT sono date dalla carenza delle infrastrutture per le telecomunicazioni e dai costi elevati di utilizzo delle linee telefoniche, dalla scarsa presenza di computer e attività di alfabetizzazione relative al loro utilizzo, dalla diffusione geografica delle connessioni, che è concentrata nelle grandi città o esclusivamente nelle capitali, mentre è totalmente assente nelle zone rurali, nelle quali vive invece la maggior parte della popolazione
I progetti oggi attivi nel sud del mondo tesi a promuovere lo sviluppo delle nuove tecnologie sono numerosi, ma ancora in fase sperimentale ed insufficienti data la portata del problema.

L’Unesco promuove un progetto “UNESCO’s INFORMAFRICA” mirato all’introduzione delle ICT utilizzando come strategia la formazione di specialisti. E’ assente però una strategia di cooperazione che metta in relazione gli interventi delle diverse agenzie internazionali.

Il problema si pone quando consideriamo il crescente divario fra Nord e Sud dal punto di vista degli accessi fondamentali quali la salute, l’istruzione, un tenore di vita dignitoso, la democrazia e i diritti umani. Questi accessi condizionano a loro volta l'accesso alle nuove tecnologie, allo stesso modo in cui l'esclusione e l'emarginazione sociale, l'esclusione dai processi decisionali e democratici, condizionano e vengono aggravati dalla esclusione dall'utilizzo delle nuove tecnologie.

Possiamo affermare che per utilizzare Internet bisogna saper leggere e scrivere, pertanto gli analfabeti saranno maggiormente esclusi in un mondo che si serve sempre di più del computer; i poveri avranno un ulteriore elemento di povertà nel non disporre di un computer e non saper usarlo; i disabili avranno una ulteriore barriera fisica in un mondo che comunica tramite una macchina complessa fatta di tastiera, mouse e schermo che per essere utilizzati hanno bisogno di perfetta integrità nella vista, nel tatto e nei movimenti. Attualmente si sta cercando di adattare queste politiche a livello internazionale e inserirle quindi in un contesto di cooperazione allo sviluppo, adeguandole a contesti spesso ben diversi da quello nordamericano.



Secondo molti studiosi, in Italia il Digital divide si manifesta nell'esclusione di milioni di cittadini dal collegamento veloce ad Internet garantito dalla tecnologia DSL, chiamato anche banda larga.

La banda larga, definita alla luce della tecnologia attuale a partire da un valore soglia di 1.2 megabit/sec. non è contemplata né dalla legislazione italiana né da quella europea come obbligo di servizio universale.

La copertura del territorio italiano con accessi a Internet a velocità superiori a 1 megabit/sec. resta al di sotto della media europea (95% di Regno Unito, oltre il 90% in Francia) e di Stati con un territorio più vasto dell'Italia e una più bassa densità abitativa e quindi più piccoli centri da coprire.

In Francia e Regno Unito tale livello di copertura è in buona parte dovuto all'utilizzo diffuso di tecnologie wireless, o di altre quali Reach Extended ADSL2, liberalizzate da alcuni anni, per servire territori rurali in cui la centrale sarebbe troppo distante da molte abitazioni per poter offrire un servizio DSL.

Anche in Italia con i link via wireless sarebbe possibile una copertura totale del territorio, con l'onere di installare un DSLAM in ognuna delle 10800 centrali telefoniche italiane.

A detta di molti operatori nel settore delle telecomunicazioni, la banda larga è un fattore d'importanza strategica per la ripresa di competitività delle imprese italiane, quanto la creazione di una rete di trasporti autostradale e ferroviaria più efficiente. È importante in questo senso l'integrazione fra informatica e logistica, per favorire la circolazione di idee e di merci.

La banda larga è anche una necessità del mondo dell'università e della ricerca scientifica che lavorano su una grande mole di dati e utilizzano la rete come strumento da cui attingere potenza di calcolo.

La recente disponibilità della tecnologia Wimax potrebbe contribuire a risolvere il Digital divide italiano: entro la fine del 2007 sarà avviata la Gara pubblica per l'assegnazione delle frequenze per il WiMAX.


Il problema del digital divide nel mondo


Il problema del digital divide è di per sé già presente all'interno degli stati più sviluppati. Sicuramente però i suoi effetti sono ancor più devastanti all'interno dei paesi arretrati: l'impossibilità d'avvicinarsi alla tecnologia chiude infatti qualsiasi possibilità di recupero economico di questi paesi.


Nell'ambito delle iniziative finalizzate a colmare il divario digitale è stato istituito dall'Assemblea delle Nazioni Unite il Gruppo di Esperti di Alto Livello che ha presentato all'Assemblea del Millennio il primo piano di azione globale finalizzato al superamento di questo divario.


Oggi il significato continua ad essere utile in riferimento alle divergenze interne ai contesti nazionali: ma con la divulgazione delle nuove tecnologie in tutti i settori della nostra quotidianietà e al di là delle geografie nazionali, con digital divide ci si riferisce più comunemente alla dimensione del problema su scala globale, ed in alcuni casi si è esteso il senso al divario nella fruizione più generale di informazione.



La situazione in L'Italia


A detta di molti operatori nel settore delle telecomunicazioni, la banda larga è un fattore d'importanza strategica per la ripresa di competitività delle imprese italiane, quanto la creazione di una rete di trasporti autostradale e ferroviaria più efficiente.


La banda larga è anche una necessità del mondo dell'università e della ricerca scientifica che lavorano su grandi moli di dati e utilizzano la rete come strumento da cui attingere potenza di calcolo.Storicamente, i primi che parlarono di digital divide furono Al Gore e Bill Clinton, quando, all'inizio degli anni novanta, intrapresero una politica di forte sviluppo e potenziamento dell'infrastruttura di internet negli Stati Uniti.


Il concetto di "divario digitale" era riferito alla difficoltà di accesso a internet in determinate zone del paese (difficoltà intesa anche sotto l'aspetto dei costi).In quegli anni internet esplode come fenomeno di massa e diventa sempre di più un mezzo di lavoro e di business: non essere connessi alla rete (o non avere gli strumenti cognitivi per farlo), significa quindi essere relegati ai margini della società. Nascono così vari progetti per colmare il divario digitale americano nell'amministrazione Clinton.


Con il passare del tempo, la "rivoluzione internet" inizia a interessare un po' tutto il mondo industrializzato e queste tematiche cominciano ad essere sentite anche in altri paesi fino a raggiungere anche il sud del pianeta.


Per inquadrare correttamente il digital divide nei paesi in via di sviluppo dovremmo inserirlo come l'ultimo dei tanti "divide" che riguardano determinate aree: povertà, sfruttamento delle risorse ad opera di multinazionali, mancanza di energia elettrica, problemi politici, mancanza di istruzione, degrado.


In ambito internazionale, negli ultimi anni si stanno elaborando moltissimi progetti su queste tematiche a livello governativo.In ambito non governativo, molte ONG e Associazioni - soprattutto anglosassoni - si stanno occupando del problema, con attività che vanno dalla alfabetizzazione informatica al reperimento di macchine, dal supporto a grandi progetti di informatizzazione alla creazione di portali specifici dedicati a queste tematiche.

Cosa fare?

L'idea è quella di formare una community in grado di discutere problemi generali relativi a queste problematiche, ma anche di dare indicazioni tecniche e lanciare una serie di progetti specifici su queste tematiche. Sul Pluto è stata aperta una mailing list (alla quale chi vuole iscriversi è il benvenuto), pluto-ddivide, che cercherà di fare da collettore di tutto ciò.


Parlare di tipi di applicazioni, di progetti di alfabetizzazione informatica, prendere contatti con associazioni, ONG, centri di eccellenza nei paesi in via di sviluppo per lavorare insieme su progetti che vedano nel software libero un mezzo di diffusione di tecnologie sostenibili potrebbe essere un inizio.


La connettività, ma non solo: l'informatica, le applicazioni, la lingua e tanti altri aspetti legati allo sviluppo tecnologico.

Digital divide

Cos'è il digital divide?

Per Digital Divide si intende alla lettera divario, divisione digitale: esso viene inteso come mancanza di accesso alle nuove tecnologie di comunicazione da parte dei paesi meno industrializzati. Da qualche anno ormai si parla di questo argomento e, con il passare del tempo, riguarda aspetti sempre diversi delle nuove tecnologie e non solo: molti sono gli aspetti anche sociali della questione.

La tecnologia non dovrebbe servire a creare dei bisogni indotti in questi paesi (computer sempre più potenti, connettività ultraveloce, nuove release di programmi dei quali si sfrutta l'1% delle capacità, etc.), ma a farli sentire partecipi e in grado di creare uno sviluppo tecnico più adeguato alle loro reali esigenze.

Un paradigma tecnologico non sostenibile può creare molti problemi che - tra l'altro - potrebbero ritornarci indietro amplificati (come ad esempio i problemi ambientali). Nell'ambito dell'informatica e delle nuove tecnologie, il paradigma tecnologico più sostenibile è sicuramente quello legato al free software.
Il modello cooperativo a cui fa riferimento, la possibilità di personalizzare per le diverse esigenze i software e la possibilità di partecipare attivamente all'innovazione entrando nel merito delle cose trattate sono alcuni dei suoi punti di forza. Se la strada per affrontare il problema sarà questa, allora non saranno soltanto i paesi in via di sviluppo a trarne benefici diretti, ma anche tutta la comunità a livello mondiale.

Cosa fare?
L'idea è quella di formare una community in grado di discutere problemi generali relativi a queste problematiche, ma anche di dare indicazioni tecniche e lanciare una serie di progetti specifici su queste tematiche.

Il problema più difficile a oggi sembra essere quello di far incontrare l'esperienza pluriennale nei progetti di cooperazione delle ONG con l'importante bagaglio tecnico della comunità free software.
Se questi due mondi riusciranno ad incontrarsi su dei progetti specifici e a far tesoro reciprocamente l'uno delle esperienze dell'altro, forse si potrà iniziare a vedere un futuro meno cupo per il digital divide, destinato altrimenti a diventare un nuovo e micidiale strumento di colonizzazione.

Fonte:http://www.pluto.it/files/journal/pj0207/Digital_Divide.html
DIGITAL DIVIDE


Il termine Digital "DIVIDE" cominciò ad essere utilizzato dalle amministrazioni americane per indicare la non omogenea fruizione dei servizi telematici tra la popolazione statunitense.
Il problema del Digital divide è di per sé anche presente all’interno degli stati più sviluppati. Sicuramente però i suoi effetti sono ancor più gravi all’interno dei paesi arretrati: l’impossibilità d’avvicinarsi alla tecnologia oggi chiude infatti qualsiasi possibilità di recupero economico di questi paesi. Il DD potrebbe creare differenze non solo nel reddito, ma nell'informazione, cosa che a lungo può creare ben più danni. Il DD oggi viene contrastato attraverso significative attività di riutilizzo dell'
hardware grazie all'installazione di software libero, cioè non solo gratuito, ma anche liberamente e legalmente copiabile e ridistribuibile.
Le
Nazioni Unite si sono mobilitate per il raggiungimento di un obiettivo fondamentale: permettere che l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione diventi un servizio a disposizione di tutta l’umanità.


EVENTI:





  1. ROMA
    CONVEGNO
    "Lo sviluppo della società dell'informazione tra esclusione ed opportunità"
    I paesi avanzati stanno basando sempre più i loro sistemi produttivi, amministrativi e comunicativi sulle nuove tecnologie digitali. Ma queste offrono reali opportunità di sviluppo per tutti o costituiranno un ulteriore elemento di distanza tra paesi ricchi e poveri?
    20 e 21 marzo
    Residenza di Ripetta - Via di Ripetta, 231 ROMA


  2. PALERMO
    11-12 aprile 2002
    International Conference "E-government for development".


  3. GINEVRA
    Dal 12 al 15 dicembre 2003 si terranno a Ginevra i lavori del Primo Incontro Mondiale sulla Società dell'informazione, organizzato dall'agenzia delle Nazioni Unite ITU (Information Telecommunication Union).

In Italia il digital divide aumenta implacabilmente rispetto all’Europa. Aumenta insieme agli stipendi e alle stock option dei manager di Telecom Italia. Negli Stati Uniti più del 50% delle famiglie non ha l' adsl, In Italia ci sono zone dove non è coperto neppure il cellulare.
Sono Stati creati anche dei siti come "Anti digital Divide" che serve per venire incontro alle persone e ci sono tecnici che intervengono in vari campi per creare ad asempio la rete per i cellulari o anche l' ADSL.
In Italia sono ben 10 milioni di persone che sono senza banda larga cosi chiamata in internet l' ADSL.

(it.wikipedia.org/wiki/Digital_divide http://www.beppegrillo.it/2007/02/italian_digital_divide.html)

digital divide

Digital divide: la tecnologia in aiuto dell’Africa.


Tristan da Cunha è situata più di 2680 chilometri a ovest di Città del Capo, in Sud Africa, è abitata da circa 270 cittadini britannici ed è raggiungibile solo via nave, dopo un viaggio di una settimana o più. Da oggi Tristan da Cunha potrà ora accedere a teleassistenza medica avanzata.
IBM e Beacon Equity Partners, insieme a Medweb, University of Pittsburgh Medical Center e il Governo di Tristan da Cunha, hanno annunciato il buon risultato del “Progetto Tristan”.
Questa soluzione di telemedicina testata e collaudata è una combinazione di apparecchiature mediche, comunicazioni satellitari e cartelle cliniche elettroniche supportate in remoto, che consente a esperti di tutto il mondo di assistere i medici dell’isola nella loro attività quotidiana, con diagnosi e supporto di emergenza.
Fino a poco tempo fa, l’unico medico dell’isola, il dottor Carel Van der Merwe, poteva affidarsi a una tecnologia minima e a un supporto medico limitato. Lavorando da un ospedale senza nemmeno un telefono proprio per fornire assistenza ai pazienti, spesso ha eseguito diagnosi e procedure "salvavita" senza apparecchiature adeguate o competenza specialistica. Data l’assenza di un sistema di comunicazioni in grado di accettare allegati di posta elettronica, aiutare a interpretare le radiografie o gli elettrocardiogrammi, si affidava a immagini digitali scansite, stampate e mandate via fax a specialisti a migliaia di chilometri di distanza, ritardando le diagnosi di giorni. L'isola non è provvista di piste di atterraggio, quindi l'evacuazione di emergenza o l'intervento medico esterno sono stati e rimangono ancora oggi pressoché impossibili.
Il Progetto Tristan, che si basa su standard aperti e utilizza come sistema operativo Linux, migliorerà enormemente il livello di assistenza medica e il tenore di vita dell’isola. Il medico locale potrà ora acquisire elettronicamente e condividere dati e informazioni mediche, inclusi radiografie ed elettrocardiogrammi, oltre a valutazioni della funzione polmonare e a esami mediante videocamera, con consulenti. Le comunicazioni satellitari consentiranno ai clinici di fornire consigli diagnostici in tempo reale e suggerimenti terapeutici al medico curante.
Medweb_Progetto_Tristan.html

DIGITAL DIVIDE

Digital divide, è il termine tecnico utilizzato in riferimento alle disuguaglianze nell’accesso e nell’utilizzo delle tecnologie della cosiddetta “società dell’informazione”.

Divario, disparità, disuguaglianza digitale significano in sostanza la difficoltà da parte di alcune categorie sociali o di interi paesi di usufruire di tecnologie che utilizzano una codifica dei dati di tipo digitale rispetto ad un altro tipo di codifica precedente, quella analogica.

Ma la definizione digital divide racchiude in sé complesse problematiche che coinvolgono tutti gli aspetti della vita di una comunità: economici, culturali, sociali.

La disparità digitale è, in realtà, solo uno degli aspetti indotti dalla globalizzazione e molteplici sono le relazioni tra la diffusione di questa e la diffusione delle tecnologie dell’informazione.
Sicuramente l’Information Technology (IT) non è la causa dei cambiamenti che stiamo vivendo, ma uno strumento senza il quale niente di ciò che sta cambiando le nostre vite sarebbe possibile.
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Partiamo da qui per un approfondimento ...