venerdì 25 gennaio 2008

Wimax

Wimax



Dopo una lunga gestazione, anche in Italia parte la gara che assegnerà le licenze sulla tecnologia WiMax, il sistema wireless che permette la trasmissione a banda larga con modalità superiori rispetto all’attuale sistema WiFi e costi di installazione più bassi rispetto ai cavi in fibra ottica.



All’asta vengono messe 65 licenze in totale ma suddivise in categorie diverse.
Questa tecnologia promette di abbattere il «digital divide» (il divario digitale) portando le connessioni a banda larga ovunque, con costi ridottissimi per gli operatori e vantaggi per i consumatori. Dopo anni di promesse e sperimentazioni il WiMax è pronto per sbarcare in Europa. Germania e Francia hanno già concesso le licenze agli operatori. La Gran Bretagna, dopo una fase sperimentale, sarà pronta entro la fine del 2007.


Anche Spagna e Grecia sono entrate nel club dei «tutti pazzi per il WiMax». Nel nostro Paese lo sviluppo di questa tecnologia è rimasto bloccato da una disputa politica che è durata un decennio. Ma adesso le cose sembrano essersi sbloccate. La svolta, per rimettersi in pari, dovrebbe arrivare entro l’anno. Il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha preso un impegno preciso: garantire entro la legislatura, cioè il 2011, la possibilità per tutto il Paese di connettersi in rete ad alta velocità. E dal WiMax, che a regime può coprire il 99% del territorio, può arrivare un grande aiuto.


Un'antenna per la ricezione delle onde diffuse da Wimax , a banda larga e connessione veloce (fino a 74 Mbit/s). Il tutto a costi molto bassi perché non ha bisogno di cavi e, quindi, di appoggiarsi al cosiddetto ultimo miglio (il doppino di rame che collega la centrale telefonica alle case o alle imprese), ma arriva nelle abitazioni, o direttamente sul computer, in ufficio, e sul telefonino, via onde radio grazie a una rete di antenne. - Il maggiore problema per la diffusione del WiMax è legato al fatto che in Italia, come in altri Paesi, le frequenze su cui viaggiano le sue onde radio, che occupano la banda 3,4–3,6 MHZ, sono in uso al Ministero della Difesa. Per cedere queste frequenze al Ministero delle Comunicazioni, la Difesa ha chiesto una compensazione economica che dovrebbe coprire i costi della riconversione dei radar su altre frequenze. Dopo anni di trattative è arrivato il primo segnale di schiarita.

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